I batteri del genere Shigella sono responsabili della shigellosi o dissenteria bacillare dovuta alla produzione della tossina di Shiga, il batterio tende ad infettare dapprima la parte terminale dell’ileo dove inizia a replicarsi. Questo tipo di batterio si articola in quattro specie differenti che presentano delle caratteristiche biologiche e fisiologiche comuni all’Escherichia coli, le specie Shigella sono classificate infatti nei sierogruppi: A relativo al Shigella dysenteriae; Sierogruppo B che comprende il tipo S.flexneri; C che fa riferimento al Shigella boydii; Sierogruppo D che ospita il S.sonnei. La virulenza del patogeno dipende dall’elevata capacità invasiva nei confronti dell’epitelio intestinale dell’ileo e del colon. La propagazione del batterio avviene da una cellula all’altra non per spostamento ma è permessa per riarrangiamento dei filamenti di actina, un meccanismo che permette a Shigella di proteggersi dal controllo immunitario, in particolare riescono a superare indenni la fagocitosi da parte dei macrofagi stimolando l’apoptosi, questo processo rilascia IL-1, citochina infiammatoria che richiama verso il sito d’infezione fagociti polimorfonucleati i quali partecipano ad instaurare il danno epiteliale mediante la secrezione di citochine ed altre molecole infiammatorie. Per quanto riguarda l’azione esercitata dalla tossina di Shiga tutti i suoi meccanismi di attivazione provocano l’inibizione della sintesi proteica, con conseguenze severe che si traducono nella distruzione dell’epitelio intestinale, talvolta possono verificarsi episodi di insufficienza renale per distruzione dell’endotelio dei glomeruli.
La shigellosi o dissenteria bacillare si manifesta in maniera rapida, infatti dopo 1-3 giorni dopo l’ingestione dei bacilli di Shigella si palesano i primi sintomi iconducibili al quadro clinico dell’enterite, il soggetto comincia a lamentare manifestazioni quali: diarrea, febbre, crampi addominali, feci emorragiche; l’enterotossina causa come primo sintomo il tenesmo che causa una diarrea acquosa, dopo circa 2 giorni dai primi sintomi si verificano crampi intestinali, feci emorragiche e purulente. L’infezione tende a risolversi nel giro di 1-2 settimane spontaneamente senza alcuna cura specifica, di solito il ricorso ad antibiotici viene evitato in quanto il batterio Shigella è molto spesso resistente agli antibiotici in particolare all’ampicillina, quando il quadro clinico è severo si esegue un test di sensibilità in vitro per identificare la terapia farmacologica adeguata. Il trattamento indicato per ridurre i rischi di contagio prevede una terapia empirica che si basa sull’uso di fluorochinoloni o trimetroprim-sulfametossazolo.
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