Il batterio Salmonella enterica è responsabile del quadro patologico della febbre tifoide o tifo addominale una malattia infettiva di carattere sistemico a trasmissione oro-fecale, in quanto il microrganismo mediante una carica batterica molto alta è in grado di penetrare per via orale, superare la barriera mucosa gastrica ed attivare la sintomatologia. I casi di maggiore aggressività si riscontrano nel caso in cui il batterio viene introdotto insieme a cibi che in questo modo bloccano il basso pH dello stomaco. Nel percorso nell’intestino tenue il batterio arriva fino alla lamina propria dove si attiva la prima moltiplicazione, i microrganismi proseguono il loro cammino per raggiungere i linfonodi mesenterici per dar seguito alla loro moltiplicazione; i patogeni una volta raggiunto il dotto toracico si gettano nel torrente circolatorio per andare a localizzarsi in diversi distretti quali: milza, midollo osseo, placche di Peyer, cellule di Kupffer del fegato, colecisti. Per maggiori notizie si rimanda alla lettura di Salmonellosi: casi di tossinfezioni alimentari.
In seguito al periodo di incubazione ha inizio la sintomatologia che si articola in diverse fasi che delineano un quadro clinico diviso in settenari: il primo settenario si contraddistingue con sintomi simil-influenzali gravi, febbre alta a scalino, meningismo, dolori addominali, ulcerazioni, alla fine della prima settimana caratteristica la comparsa delle roseole, ossia di piccole chiazze rotonde di color rosa; nel corso della seconda settimana il soggetto viene colpito da diarrea, febbre elevata e continua, lingua a dardo, papule cutanee e splenomegalia; il terzo settenario si caratterizza per il lento regredire dei sintomi, ma possono manifestarsi delle complicanze di tipo infiammatorio con interessamento degli organi; il paziente durante il quarto settenario va incontri a guarigione oppure a cronicizzazione della malattia. Come terapia si imposta una cura antibiotica: l’antibiotico di scelta è la ciprofloxacina, in caso di resistenza è possibile utilizzare ceftriaxone e cefixima ma anche cefepima; inoltre si imposta una terapia di supporto idrico a base di soluzione glucosata o salina per trattare la disidratazione. Le forme più gravi con coinvolgimento del sistema nervoso centrale richiedono l’impiego di corticosteroidi.
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